Archivio | giugno, 2020

Firenze, il lockdown secondo Delille

15 Giu

di Marco Massetani

Ha sfidato la luce di mezzogiorno, la più scomoda per la riuscita di una buona foto. Ha innalzato la leggerissima Sony mirror R IV su un cavalletto di 10 metri, allestendo una particolare finestra sul mondo. Ha immortalato Firenze: silenziosa, lunare, immersa nel lockdown. Senza turisti, senza bancarelle. Animata solo dagli eterni simboli monumentali e da piccole, solitarie presenze umane. Come quel ragazzo mulatto che taglia sullo skateboard piazza Santa Croce, in lontananza lo sguardo severo di Dante. “Avrà avuto 15 anni, vestiva cool e parlava fiorentino più di me, è bello pensare a questa generazione che popola la mia città, ed è bello che questa immagine sia piaciuta così tanto” afferma Edoardo Delille, 46enne fotoreporter autore di Silenzio, un capitolo dedicato alle città svuotate che il festival Cortona On the Move ha voluto inserire nel Covid-19 Visual Project, rassegna online in costante aggiornamento nata per documentare da varie angolature la pandemia.

“Mi stavo occupando di altro quando ho ricevuto la telefonata di Antonio Carloni, direttore di Cortona On the Move, che mi proponeva di partecipare al progetto – racconta Delille – Avrei dovuto realizzare alcune cartoline di Firenze durante il mese di aprile, con le architetture vuote e le rarefatte atmosfere da lockdown. Ho iniziato a scattare alle 6 del mattino, ma presto ho dovuto cambiare approccio perché a quell’ora le città sono sempre semideserte e il fattore novità non si sarebbe avvertito. Ho cercato quindi di caricare di stupore le immagini lavorando nelle ore centrali della giornata, con molta luce solare, ovvero in una situazione che non ti consente quasi mai di produrre una bella foto. Ho utilizzato l’artificio tecnico di un cavalletto alto 10 metri che potesse offrire la visuale del mondo come visto dalla finestra di casa, come lo poteva osservare un comune abitante chiuso in quarantena nel suo appartamento. E le cartoline le ho riempite di personaggi che ho incrociato durante la mia avventura. Ragazzi del food delivery, clochard, runner, gente con la busta della spesa o a passeggio con il cane. Addirittura il caso ha voluto che alla Galleria degli Uffizi incontrassi il mio primo insegnante di fotografia. Mi sono ritrovato in una città quasi spettrale nella sua ritrovata bellezza, nel set di un film che non avrei immaginato di vedere”.

Silenzio, si scatta. Alle sue inquadrature Delille applica spesso un forte rigore simmetrico capace di scandire la maestosità dei luoghi storici cittadini (Battistero di San Giovanni, Ponte Vecchio, Ponte Santa Trinita, Loggia del Mercato Nuovo), in altri casi (come nelle immagini di Piazzale Michelangelo o di Piazza Pitti) ci pensa il generoso grandangolo a deformare il vuoto urbano, o meglio a legittimare la riconquista del primato scenico dell’ambiente sull’uomo. “Ho lavorato cercando bassissimi contrasti e ombre aperte come in un quadro di De Chirico. Io non sono un fotografo di architettura, vengo dal fotogiornalismo, racconto storie. Però questo progetto mi ha affascinato, e mi ha assorbito mentalmente. E come in ogni mio reportage ci ho messo dentro la luce fashion di quando iniziai a lavorare a Milano nel mondo della moda, dopo gli studi fatti alla Fondazione Marangoni” spiega Delille, al momento impegnato in un lavoro sul cambiamento climatico che coinvolge tre diversi aree geografici (Maldive, Italia, Stati Uniti).

Ma c’è anche un documentario in fase di montaggio che vedrà ancora protagonisti Delille e la sua Firenze. “Al primo giorno di quarantena con la mia compagna ci siamo fatti assumere da un’azienda che si occupa di consegne a domicilio di generi alimentari – dice – Abbiamo portato cibo davanti ai cancelli delle ville come dentro i palazzi popolari di periferia. Abbiamo posizionato la telecamera sulla macchina, riprendendo mani, gambe, marciapiedi, movimenti, oggetti. Mi rimarranno per sempre in testa i suoni surreali di quei giorni, di quei mesi in cui se passavi dai viali di circonvallazione potevi udire il canto degli uccellini. Era qualcosa che andava fermato”.

Giugno 2020

F O O T B A L L I S T S

"Everything I know about morality and the obligations of men, I owe it to football." — Albert Camus..................... "If God existed, he would be a solid midfielder." — Aleksandar Hemon................……………...........................

Archaeology and Material Culture

The material world, broadly defined

ProHockeyTalk | NBC Sports

NHL news, video, analysis and more